Il periodo prolungato di alta inflazione sta incidendo sui consumi delle famiglie, quest’anno crescita ridotta a 0,6%. E l’ondata di caldo aumenterà esborso per energia, a discapito di altre voci di spesa
L’inflazione frena, ma più lentamente del previsto. Il dato odierno della dinamica dei prezzi al consumo di giugno conferma una decelerazione di oltre un punto percentuale rispetto a quanto registrato a maggio (dal 7,6% al 6,4% rispetto all’anno scorso), un rallentamento agevolato dal ridimensionamento dei prezzi dei beni energetici. Ma il calo dell’inflazione procede a un ritmo insufficiente: per l’anno in corso, secondo le nostre stime, il tasso di aumento dei prezzi dovrebbe attestarsi ancora intorno al +5,7%, restando sopra il +2% almeno fino alla fine del 2025.
Così Confesercenti commenta i dati definitivi Istat sull’inflazione a giugno.
Si profila dunque un triennio di alta inflazione, che rischia di bruciare 10 miliardi di euro di potere d’acquisto delle famiglie, con conseguente impatto negativo sui consumi.
Nel complesso, resta dunque la necessità di monitorare con attenzione e sostenere la situazione del potere d’acquisto delle famiglie, intaccato anche dalla crescita dei tassi stabilita dalla BCE.
Già nel 2023, secondo le nostre previsioni, la crescita della spesa delle famiglie si dovrebbe fermare al +0.6%, un aumento sotto le attese, e su cui potrebbe incidere ancora la dinamica ancora sostenuta dei prezzi e la conseguente ulteriore erosione del potere d’acquisto. Un nuovo elemento di preoccupazione è dato inoltre dall’eccezionale ondata di caldo, cui è prevedibile che le famiglie risponderanno con un aumento dei consumi energetici, a discapito di altre voci di spesa. Il meteo inclemente, oltretutto, sta scoraggiando movimenti e shopping, rischiano di causare una brusca frenata o addirittura gelare le previsioni di un buon andamento dei saldi estivi.
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