Il Consiglio direttivo della Bce sta monitorando “con attenzione le tensioni in atto sui mercati” e si è detto “pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E’ quanto si legge nel bollettino mensile della Banca centrale europea.
La Banca centrale nel documento è intervenuta su diversi fronti:
INFLAZIONE
Gli esperti della Bce indicano che l’inflazione si collocherebbe in media al 5,3 per cento nel 2023, al 2,9 nel 2024 e al 2,1 nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni di fondo sui prezzi restano intense.
EUROZONA E RIPRESA
Dopo che nel 2022 “è stata evitata la contrazione attesa in precedenza” nello scenario di base elaborato dalla Banca Centrale Europea “l’economia dovrebbe segnare una ripresa nei prossimi trimestri. La produzione industriale dovrebbe aumentare con l’ulteriore miglioramento delle condizioni dell’offerta, la continua distensione del clima di fiducia e lo smaltimento dei numerosi ordini inevasi da parte delle imprese. L’incremento delle retribuzioni e il calo delle quotazioni energetiche compenseranno in parte la perdita di potere di acquisto che molte famiglie avvertono per effetto dell’inflazione elevata. Ciò, a sua volta, sosterrà la spesa per consumi. Inoltre il mercato del lavoro continua a mostrare vigore, malgrado l’indebolimento dell’attività economica”.
PIL 2023
“Le proiezioni per la crescita nel 2023 – si legge nel bollettino mensile – sono state corrette al rialzo nello scenario di base, collocandosi in media all’1,0 per cento per effetto sia del calo delle quotazioni energetiche, sia della maggiore tenuta dell’economia a fronte del difficile contesto internazionale”. Gli esperti della Bce si attendono poi che la crescita aumenti ancora, “all’1,6 per cento sia nel 2024 sia nel 2025, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali”. Allo stesso tempo, “il rafforzamento della crescita nel 2024 e nel 2025 risulta inferiore rispetto alle proiezioni di dicembre, di riflesso alla politica monetaria più restrittiva”.
BANCHE
Il Consiglio direttivo della Bce “ha dichiarato che il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”, si legge nel bollettino. “In ogni caso, la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari a fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e a preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria”.
DEBITO
“Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate a marzo 2023 dagli esperti della BCE, le prospettive per le finanze pubbliche nell’area dell’euro dovrebbero migliorare” nei prossimi anni e “dopo il calo considerevole stimato per il 2022, il disavanzo di bilancio dell’area dell’euro continuerebbe a diminuire lievemente nel 2023 e in misura più significativa nel 2024 (al 2,4 per
cento del PIL), mentre rimarrebbe invariato nel 2025. La spesa per interessi in percentuale del PIL registra un aumento graduale. Secondo le proiezioni, il debito dell’area dell’euro continuerebbe a diminuire, seppur più lentamente dopo il 2022, scendendo lievemente al di sotto dell’87 per cento del PIL nel 2025. Ciò è ascrivibile principalmente ai differenziali negativi tra tasso di interesse e tasso di crescita, i quali più che compensano i persistenti disavanzi primari. Nondimeno nel 2025 sia il disavanzo, sia il rapporto fra debito pubblico e PIL dovrebbero rimanere sopra ai livelli antecedenti la pandemia”.
INCERTEZZA
“L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio dipendente dai dati per le decisioni del Consiglio direttivo” della Bce sui tassi di riferimento, “che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria”. E
TASSI
“La normalizzazione in atto della politica monetaria della Bce e gli ulteriori aumenti dei tassi attesi dai mercati si trasmetteranno in misura crescente all’economia reale, con effetti di freno aggiuntivi derivanti dal recente inasprimento delle condizioni di offerta del credito. Questo, assieme al graduale venir meno delle misure di sostegno di bilancio e al perdurare di alcuni timori riguardo ai rischi per le forniture energetiche il prossimo inverno, inciderà negativamente sulla crescita economica nel medio periodo”.
FAMIGLIE
“I prestiti concessi dalle banche alle imprese dell’area dell’euro sono divenuti più onerosi. Il credito alle imprese è diminuito ulteriormente, a seguito della minore domanda e delle condizioni di offerta più restrittive. E’ aumentato anche il costo dell’indebitamento delle famiglie, soprattutto a causa dell’innalzamento dei tassi sui mutui ipotecari. I maggiori costi di indebitamento e il
conseguente calo della domanda, unitamente a criteri di concessione del credito più rigidi, hanno determinato un’ulteriore riduzione della crescita dei prestiti alle famiglie”.
MERCATO LAVORO
“Il mercato del lavoro nell’area euro continua a mostrare vigore, malgrado l’indebolimento dell’attività economica. Il numero degli occupati ècresciuto dello 0,3 per cento nel quarto trimestre del 2022 e a gennaio 2023 il tasso di disoccupazione si è mantenuto sul minimo storico del 6,6 per cento. L’economia dovrebbe segnare una ripresa nei prossimi trimestri. La produzione industriale dovrebbe aumentare con l’ulteriore miglioramento delle condizioni dell’offerta, la continua distensione del clima di fiducia e lo smaltimento dei numerosi ordini inevasi da parte delle imprese. L’incremento delle retribuzioni e il calo delle quotazioni energetiche compenseranno in parte la perdita di potere di acquisto che molte famiglie avvertono per effetto dell’inflazione elevata”.
SPREAD
“Con l’acuirsi delle tensioni sui mercati, i corsi azionari delle banche europee sono calati e la propensione al rischio degli operatori di mercato è diminuita drasticamente, innescando un calo dei rendimenti dei titoli di Stato dell’area rispetto ai tassi swap. Il rendimento medio ponderato per il Pil dei titoli di Stato decennali ha chiuso il periodo di riferimento collocandosi 24 punti base al di sotto del livello di metà dicembre 2022. Tale calo ha rispecchiato una contrazione dei differenziali di rendimento dei titoli di Stato nei vari paesi. Ad esempio, il differenziale sui titoli di Stato decennali italiani è sceso di 36 punti base, mentre l’analogo differenziale sui titoli greci e tedeschi è diminuito di 28 punti base”. E
PREZZI ENERGIA
“A fronte di forniture energetiche che sono divenute più sicure, la dinamica dei prezzi dell’energia si è notevolmente moderata, il clima di fiducia è migliorato e ci si attende una lieve ripresa dell’attività nel breve periodo. Il calo delle quotazioni energetiche determina al momento un lieve alleggerimento dei costi, in particolare per i settori a elevato consumo di energia, e le strozzature dal lato dell’offerta a livello mondiale sono in larga parte venute meno. Ci si attende una prosecuzione del processo di riequilibrio nel mercato dell’energia e un miglioramento dei redditi reali .Gli interventi pubblici volti a proteggere l’economia dall’impatto dei prezzi energetici elevati dovrebbero essere temporanei, mirati e modulati al fine di preservare gli incentivi a un minore consumo energetico. Con il calo delle quotazioni dell’energia e l’attenuarsi dei rischi per le relative forniture, è importante avviare il rientro di tali misure in maniera tempestiva e concordata”.
ECONOMIA IV TRIMESTRE
“L’economia dell’area dell’euro ha ristagnato nel quarto trimestre del 2022 è stata pertanto evitata la contrazione attesa in precedenza. Tuttavia, la domanda interna del settore privato ha registrato un brusco calo. L’elevata inflazione, le attuali incertezze e le condizioni di finanziamento più stringenti hanno compresso i consumi e gli investimenti privati, che sono diminuiti rispettivamente dello 0,9 e del 3,6 per cento. Secondo lo scenario di base, l’economia dovrebbe segnare una ripresa nei prossimi trimestri”.
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