Liberalizzazione del commercio non significa de-regulation ma re-regulation: una sfida complessa da affrontare per le Regioni e gli Enti Locali che hanno importanti prerogative di intervento. Con una programmazione adeguata e coordinata, un approccio di sistema e multilivello (politico-istituzionale e tecnico-scientifico), è possibile restituire vigore e significato al comparto commerciale della Sardegna.
Gli aspetti giuridici della materia sono stati analizzati in uno studio dell’Università di Sassari, promosso da Confesercenti Sardegna e presentato venerdì 25 marzo nell’aula magna dell’Ateneo dal Rettore Gavino Mariotti, dal Presidente di Confesercenti regionale della Sardegna Roberto Bolognese e da Domenico D’Orsogna, Professore ordinario di Diritto amministrativo Uniss.
Il documento d’inquadramento giuridico scaturito da questa collaborazione chiarisce in primo luogo che “liberalizzazione”, in senso giuridico – come precisa lo stesso legislatore – non significa rimozione di qualsiasi vincolo e di ogni limite, ma soltanto dei vincoli e limiti “non ragionevoli ovvero non adeguati e non proporzionati rispetto alle finalità pubbliche” e non fondati su “motivi imperativi di interesse generale” come l’ordine pubblico, la sicurezza, la tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente (incluso l’ambiente urbano) e del patrimonio culturale.