L’Associazione: “La sua vigenza chiama in causa due passaggi conseguenti: l’attuazione effettiva delle misure nei confronti dei beneficiari, e la presa in carico delle esigenze di chi è rimasto fuori”
“Con il nuovo Dpcm del 3 Novembre che impone ulteriori restrizioni, in attesa del Decreto che stabilisca se il Piemonte sarà zona rossa e ci consenta fuori tempo massimo di sapere quali commercianti domani potranno aprire la saracinesca e quali rimanere a casa, vorremmo fare una breve riflessione sul cosiddetto Decreto-Ristori. La sua vigenza chiama in causa due passaggi conseguenti: l’attuazione effettiva delle misure nei confronti dei beneficiari, e la presa in carico delle esigenze di chi è rimasto fuori.” Lo rileva Michela Mandrino di Confesercenti Alessandria all’indomani della pubblicazione del DL 28 ottobre.
“Il provvedimento prevede giustamente misure specifiche per 47 codici Ateco, ovvero per altrettante tipologie di attività economica: sono quelle costrette dal precedente Dpcm a limitare in tutto o in parte il proprio esercizio. Fermandosi a queste però, non si considerano le difficoltà in cui di fatto si trova chi formalmente non è limitato, ma che comunque sta subendo forti contraccolpi dalla situazione attuale”.
L’osservazione è di Romano Anfossi, noto Imprenditore cittadino del settore abbigliamento “il provvedimento del 24 ottobre raccomanda ai cittadini di non spostarsi se non per strette necessità – osserva – in altre parole se anche non ci impone di chiudere, intima alla clientela di non venire in negozio; mancano inoltre gli stimoli e le occasioni per favorire un acquisto, essendo inibiti eventi, cinema ed altre occasioni di svago. L’effetto di questo messaggio è stata già visibile questa settimana, dietro le vetrine. E poi ci sono gli imprenditori meno appariscenti, tipo gli agenti di commercio, che scontano di riflesso il calo di acquisti e quindi di approvvigionamenti da parte dei negozi. Molti di questi soggetti devono fare i conti anche con la fine della moratoria sulla protestabilità dei titoli non pagati, che andrebbe estesa in parallelo all’emergenza”.
Secondo Anfossi, siamo già in una sorta di lockdown psicologico prima e reale ora, che inevitabilmente riporta i consumatori a ripiegare sugli ordini a distanza come avvenuto in primavera: “e come allora, questo fenomeno avvantaggia soprattutto pochi, grandi soggetti economici. I paperoni del commercio on line”. E’ per questo motivo che, secondo Confesercenti, è ogni giorno più indispensabile mitigare lo squilibrio sul mercato consumer: “da troppo tempo si rinvia l’effettiva attuazione di una seria web tax sui profitti di chi vende in Italia dall’estero, senza esser trattato fiscalmente come i commercianti locali – rilancia Anfossi – le istituzioni devono farsi interpreti di questa urgenza a tutti i livelli, e mettere in atto un prelievo che potrebbe servire per sostenere almeno in parte i bisogni di chi per mestiere vende ‘sul campo’, e che di fatto è costretto a non farlo”.