Presentato il Rapporto annuale: “Guardare a criticità strutturali come leva della ripresa”
“Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l’input di lavoro, proprio per le fasce più deboli, giovani e donne. “. E’ l’Istat a fotografare il Paese – l’indagine è stata condotta a maggio fa sapere – disuguaglianze “significative” solcano il nostro Paese. E, avverte l’Istituto nel Rapporto annuale, il Covid rischia di accentuarle, allargando i divari esistenti, con una ‘scala sociale’ nella quale è più facile scendere che salire. Il mercato del lavoro si restringe – il 12% delle imprese pensa di tagliare – proprio per le fasce più deboli, giovani e donne.
“La didattica a distanza vede in svantaggio bambini e ragazzi del Mezzogiorno che vivono in famiglie con un basso livello di istruzione. La natalità potrebbe scendere ancora, eppure gli italiani i figli li desiderano, due l’ideale. Ma l’Istat sottolinea anche come il Paese abbia reagito. “Il segno distintivo” nel lockdown è stato di “forte coesione”. L’Istituto invita, quindi, a guardare alle criticità strutturali del Paese come “leve della ripresa”.
Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile – nella settimana di intervista – sono stati quasi 3,5 milioni. E, sempre ad aprile, quasi un terzo degli occupati (7,9 milioni) non ha lavorato. Cresciuti anche i lavoratori in ferie.
“L’epidemia ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili” – conclude l’Istituto di statistica – come “testimoniano i differenziali sociali riscontrabili nell’eccesso di mortalità causato dal Covid-19”, secondo cui “l’incremento di mortalità ha penalizzato di più la popolazione meno istruita”.
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