Il premier ha incontrato stasera i rappresentanti di Confesercenti e Confcommercio. A partecipare, per Confesercenti, la Presidente nazionale Patrizia De Luise e dal Direttore Generale Giuseppe Capanna.
L’incontro fa parte dell’aggiornamento costante sul procedere dell’attuazione del di liquidità, ovvero sull’erogazione di fondi da parte delle banche. Un confronto positivo, spiegano fonti vicine al premier, che ha consentito a Conte di fare il punto sullo stato dall’arte, dopo i vari richiami del premier diretti al sistema banche per oliare il meccanismo di stanziamento delle risorse.
Un confronto costruttivo anche per i rappresentanti di Confesercenti, che hanno illustrato al Presidente del Consiglio i sondaggi condotti sul tessuto imprenditoriale, che evidenziano uno stato diffuso di fragilità delle attività economiche. In particolare, gli intervistati hanno sperimentato una ripartenza estremamente difficile, con fatturati in crollo anche del 40% nelle prime settimane di riapertura.
Un rallentamento aggravato dai ritardi di erogazione delle misure di sostegno, dovuti in primo luogo alla complessità burocratica delle procedure attuative. In questi mesi di emergenza, sono state approvate oltre 600 norme, primarie e secondarie: una bulimia di interventi che ha aumentato le incertezze degli operatori e che è ben lontana dalla semplicità di accesso che invece sarebbe stata auspicabile. I tempi della burocrazia viaggiano in asincronia perfetta rispetto ai tempi delle imprese, in particolare sul credito, dove circa un quarto degli intervistati – e oltre un terzo al sud e al centro – è ancora in attesa della valutazione dell’istituto bancario. È dunque sempre più necessario intervenire, con un piano di ampio respiro che permetta di passare dall’emergenza al rilancio dell’economia.
In primo luogo, occorre portare importanti correttivi alle misure di sostegno. A partire dalla burocrazia, che va azzerata: è necessario ridurre al minimo i passaggi richiesti per accedere ai benefici previsti. La liquidità e gli stanziamenti a fondo perduto per le PMI devono avere disponibilità immediata.
Necessario, però, anche aggiustare il tiro di alcuni interventi. Confesercenti ha proposto quaranta emendamenti al decreto di Conversione in legge del Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Le nostre proposte di modifica vanno dalla disciplina sugli acconti delle imposte sul reddito delle persone fisiche e delle società alle misure su contributi a fondo perduto, credito di imposta locazioni, lavoro e al settore turistico, che vive una crisi ancora più profonda degli altri comparti e ha poche speranze di vedere in tempi brevi una ripresa.
Garantito il completamento della ripartenza, bisogna pensare a mettere in sicurezza le imprese. Le risorse messe a disposizione dall’Europa sono un’occasione straordinaria, che non dobbiamo assolutamente mancare: i fondi devono essere utilizzati non solo per superare la crisi, ma anche e soprattutto per modernizzare la nostra economia e garantirne un rilancio strutturale, con un progetto di ampio respiro che abbia l’obiettivo di far ripartire tutta l’Italia, dal nord al sud.
Per faro, occorre investire nella formazione e nell’innovazione, anche infrastrutturale: a cominciare dalla banda larga, esigenza sempre più forte per sostenere lo sviluppo delle imprese diffuse. Anche lo smart working e le modifiche organizzative del lavoro ‘non agili’ rese necessarie dall’emergenza devono essere incentivate.
In questo quadro, Confesercenti chiede di predisporre due piani ad hoc, per il turismo e per le imprese di vicinato. Per il turismo serve un forte impegno di investimenti pubblici; il tax credit vacanze è ancora inadeguato alla necessità: le soglie previste sono troppo basse e poco incentivanti per il settore. Da estendere a tutto il comparto, poi, l’esenzione IMU e il credito di imposta per le locazioni, prevedendo al contempo la disapplicazione del tetto massimo di cinque milioni di euro per l’ottenimento del contributo a fondo perduto per Hotel, Strutture ricettive e Agenzie di viaggio. Per le attività di vicinato, invece, è utile prevedere strumenti per favorire la modernizzazione. Da diverse parti si segnala come, complice la limitazione nei movimenti imposta dalla presenza del virus, le famiglie abbiano in questo periodo effettuato acquisti nei piccoli esercizi di vicinato (inizialmente soprattutto alimentari) e sulle piattaforme online. Da un recente sondaggio effettuato da Swg per Confesercenti emerge come il 68% degli intervistati ha riscoperto grazie alla mobilità ‘ristretta’ le attività del proprio quartiere, e segnala l’intenzione di servirsene di più in futuro e l’88% ritiene che, terminata l’emergenza, continuerà ad evitare assembramenti per effettuare i propri acquisti.
Per i piccoli esercizi di vicinato si tratta di una novità dopo diversi anni di diminuzione delle vendite a favore sia della grande distribuzione che dell’e-commerce. Va consolidata questa nuova tendenza emersa con la crisi, immaginando degli strumenti ad hoc, quali ad esempio, una detrazione specifica per sostenere questo tipo di attività nelle nostre città, in un quadro più ampio di recupero e rilancio della vivibilità e di freno alla desertificazione di centri storici e periferie.
Positiva sarebbe anche una spinta alla modernizzazione della rete: finora con l’emergenza Covid19 si è forse persa un’occasione per rilanciare in modo più ampio l’uso di moneta elettronica. Bisogna cambiare rotta: lasciamo stare la lotteria dello scontrino e puntiamo su incentivi più sostanziosi e diffusi per permettere alle imprese di sostenere i costi del Pos e della moneta di plastica. L’intervento dovrebbe essere accompagnato dalla costruzione di piattaforme online, di tipo pubblico, che permettano alle imprese di vicinato di ricevere prenotazioni ed effettuare vendite senza costi aggiuntivi.
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