Rinnovo per un comparto che ha più di 125mila lavoratori. Per la panificazione artigianale aumenti salariali, a regime, di 183 euro lordi al mese per il IV livello, più un’una tantum da 100 euro lordi in due rate. Per la panificazione industriale, invece, l’aumento salariale mensile lordo è di 267 euro, l’una tantum 160 euro
Fiesa Assopanificatori Confesercenti ed i sindacati dei lavoratori FLAI CGIL, FAI CISL e UILA UIL hanno siglato un’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale della panificazione, comparto che ha più di 125mila lavoratori. L’ipotesi di accordo sarà efficace fino al 31 dicembre 2026.
Si prevede per i lavoratori della panificazione artigianale un aumento salariale lordo a regime di 183 euro lordi su base mensile per le figure inquadrate nel quarto livello del contratto nazionale. L’aumento sarà erogato in quattro tranche, di cui la prima di 35 euro è stata già corrisposta a febbraio 2024. I restanti tre incrementi arriveranno nella busta paga dei lavoratori questo luglio (25 euro), a novembre 2025 (62 euro) e il primo settembre 2026 (61 euro). Agli incrementi salariali si aggiunge un’una tantum da 100 euro lordi, distribuita in due rate da 50 euro, programmate per agosto e ottobre di quest’anno. Per i lavoratori della panificazione industriale, invece, l’aumento salariale lordo a regime sarà di 267 euro lordi, con le stesse modalità: la prima rata di 56 euro è arrivata a febbraio 2024, altri 75 euro saranno erogati questo luglio, mentre gli ultimi due aumenti seguiranno a novembre 2025 (75 euro in più) e settembre 2026 (61 euro). L’una tantum, in questo caso, arriverà a 160 euro lordi, in due tranche da 80 euro, previste sempre per agosto e ottobre di quest’anno.
La firma arriva dopo un lungo percorso negoziale, condizionato da eventi eccezionali: dalla pandemia al caro-bollette, dall’aumento dei costi delle materie prime alla corsa dell’inflazione e conseguente frenata dei consumi delle famiglie. Tanto che, nel 2024, rispetto al 2014, la rete delle attività della panificazione ha visto sparire il 6% delle imprese, con un crollo del -19% per quanto riguarda le panetterie che si occupano esclusivamente di vendita al dettaglio di prodotti della panificazione.
Sul piano normativo, l’ipotesi siglata introduce significative novità, per lavoratori e imprese. Si è potenziato l’accesso al contratto a tempo determinato, anche stagionale, mentre diventa strutturale il lavoro a chiamata per le attività di consegna. Un ampio capitolo è poi riservato ai temi della sicurezza sul lavoro (potenziate le risorse per gli RLST e istituzionalizzata per il 28 aprile di ogni anno la giornata della sicurezza sul lavoro anche per il settore panificazione) e del welfare contrattuale. È inoltre prevista la creazione di due commissioni nazionali, formate da rappresentanti delle imprese e dei sindacati dei lavoratori, una per rivedere la classificazione del personale e l’altra per rivedere la disciplina relativa al lavoro notturno, ampiamente utilizzato nel settore. Anche in tema di flessibilità oraria, di disabilità, genitorialità e permessi non mancano le novità.
“Avendo una panetteria in un territorio difficile ben conosco le problematiche che imprenditori si trovano ad affrontare di giorno in giorno – commenta il Presidente di Assopanificatori Confesercenti, Mario Porrone -. I dipendenti dei forni e delle panetterie che rappresentiamo sono parte di una famiglia. Per questo è importante che si sentano gratificati, anche perché questo li spinge a lavorare con passione ed a crescere professionalmente. Soprattutto, vista la carenza di manodopera che vive il nostro comparto, un incremento salariale può fungere da incentivo. La chiusura di un’attività di panificazione, specialmente nelle città di provincia e nei piccoli borghi, è una sconfitta per tutta la comunità: non solo sono esercizi che producono e vendono beni di prima necessità, ma sono attività che racchiudono la storia e la cultura dei luoghi in cui sono situate”.