Il Documento Programmatico di Bilancio: attività economica si riprenderà solo dal secondo trimestre
“L’Italia è sulla strada della recessione, che perdurerà fino al primo trimestre del 2023. Dopo di che le previsioni – a legislazione vigente – si attendono un rialzo”. E’ quanto scritto nella bozza del DPB, il Documento programmatico di bilancio, varato ieri dal Consiglio dei ministri e diffusa oggi dalla stampa.
“Nello specifico – si legge – le valutazioni interne più aggiornate indicano una variazione leggermente negativa del Pil nel terzo trimestre”. Una riduzione che è “risultato di una contrazione congiunturale del valore aggiunto dell’industria manifatturiera e delle costruzioni”. Una variazione “solo parzialmente compensata da un incremento dei servizi”. Per il quarto trimestre, il documento prevede “una lieve contrazione del Pil in termini reali, attribuibile in primis al settore industriale”.
“L’andamento previsto per la seconda metà di quest’anno – si legge – crea un trascinamento solo lievemente positivo (0,1 punti percentuali) sulla crescita del 2023. Si prevede un’ulteriore flessione del Pil nel primo trimestre, che sarebbe poi seguita da una ripresa dell’attività economica a partire dal secondo trimestre, trainata da un aumento della domanda mondiale, da una discesa del prezzo del gas naturale (peraltro verso livelli ancora elevati rispetto a condizioni normali’) e da un crescente apporto del Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr) alla crescita del Pil”.
“L’abbassamento della previsione di crescita del Pil per il 2023 in confronto al Def pari a 1,8 punti percentuali, è motivato non solo dal recente peggioramento delle previsioni di imprese e famiglie”. Pesano “anche e soprattutto i cambiamenti intervenuti nelle principali variabili esogene. La previsione di crescita del commercio mondiale è stata nettamente abbassata in linea con le più recenti proiezioni fornite da Oxford Economics; l’import dei principali partner commerciali dell’Italia è ora previsto crescere dell’1,5 per cento nel 2023, contro il 3,4% previsto nel Def”.
“Queste previsioni – specifica il Governo – non tengono ovviamente conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure”.
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