Riviste al rialzo stime Pil Italia nel 2022, ma giù allo 0,4% nel 2023
Frena la crescita globale: dal 3% nel 2022 al 2,2% nel 2023, ben al di sotto del ritmo previsto prima della guerra russa in Ucraina. Ad evidenziarlo è l’Ocse nelle Prospettive economiche intermedie presentate oggi a Parigi. Il dato del 2,2% rappresenta un taglio di 0,6 punti rispetto alle precedenti stime pubblicate dall’Istituto lo scorso giugno. Nel G20, la crescita passerà dal 2,8% del 2022 al 2,2% del 2023 (-0.6% rispetto alle precedenti previsioni).
Frena la crescita globale ma anche dell’Italia, avverte l’Ocse, dal 3,4% nel 2022 allo 0,4% nel 2023. Il dato dello 0,4% rappresenta un taglio di 0,8 punti rispetto alle precedenti stime. Nell’Eurozona, si prosegue nel documento intitolato ”il prezzo della guerra”, il pil frenerà dal 3,1% del 2022 allo 0,3% del 2023 (-1,3 punti rispetto all’economic outlook dello scorso giugno).
L’alta inflazione, precisa l’Istituto, si sta radicando. Una politica monetaria più restrittiva, però, dovrebbe moderare le pressioni anche se i prezzi elevati dell’energia e l’aumento del costo del lavoro rallenteranno il ritmo del calo. Si stima per quest’anno una crescita dell’inflazione globale all’8,2% per calare al 6,5% nel 2023. Le proiezioni, però, sono caratterizzate da una notevole incertezza. Una più grave carenza di combustibili, soprattutto di gas, potrebbe ridurre la crescita in Europa di altri 1,2% punti percentuali nel 2023, a livello globale di 0,5% punto percentuale, e aumentare l’inflazione europea di oltre 1,5 punti percentuali. Nell’Eurozona, infatti, l’inflazione dovrebbe passare dall’8,1% di quest’anno al 6,2% del prossimo anno.
Carenze di carburante potrebbero verificarsi se ulteriori forniture non russe dall’esterno della Ue non si concretizzeranno nella misura prevista. Ma anche se la domanda di gas si rivelasse eccezionalmente elevata a causa di un inverno freddo, conclude l’outlook dell’Ocse, anche se i livelli di stoccaggio del gas della Ue sono stati notevolmente aumentati nel corso di quest’anno e ora sono in media tra l’80 e il 90% nella maggior parte degli Stati membri.
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