Paura e chiusure sono l’ennesima scure sulle nostre attività
“Lo smartworking rappresenta una minaccia che rischia di desertificare i centri storici e ha un impatto devastante sulle nostre attività: non si va in ufficio, non si partecipa a riunioni ed incontri e quindi vengono meno le esigenze strettamente legate all’immagine della persona”.
Così Chiara Pengo, Responsabile nazionale Estetiste di Confesercenti Immagine e Benessere che spiega: “questa situazione, che si protrae da marzo, riduce la socialità declinata in tutti gli ambiti della vita. La clientela, specie quella che lavora nei centri delle città, non dovendo recarsi più fisicamente al lavoro, contrae la domanda relativa ai bisogni estetici. Molti servizi vengono svolti a casa, direttamente dalle clienti. Questo si somma al fatto che a maggio, dopo il lockdown, gli aiuti arrivati alle nostre imprese sono stati insufficienti e non ci hanno permesso di ripartire con la tranquillità necessaria, perché tutte le incombenze di natura fiscale e di ordinaria amministrazione sono rimaste invariate. Canoni di affitto, leasing, imposte e tasse locali, continuano a rappresentare, per il mondo dell’estetica, un impegno ineludibile”.
“A chiudere questo preoccupante quadro – aggiunge Pengo – il DPCM dello scorso 24 ottobre che, fermando le imprese dell’intrattenimento, della cultura ed i pubblici esercizi, sta danneggiando, di riflesso, anche altre attività come quelle dell’estetica e del benessere”.
“Torniamo, dunque, a chiedere sgravi contributivi e fiscali per le imprese dell’estetica, abbassamento dell’Iva e aiuti finanziari – conclude la Responsabile nazionale Estetiste di Confesercenti Immagine e Benessere. Noi ci siamo impegnate e ci stiamo impegnando ad operare in sicurezza, per dare il nostro fattivo contributo a contenere la diffusione del virus ed alla tenuta del Paese, che solo salute e lavoro possono garantire”.