Le ripercussioni del lockdown sull’economia sono più pesanti del previsto. Il dato definitivo sulla variazione del Pil nel secondo trimestre, diffuso oggi dall’Istat, è purtroppo peggiorativo rispetto alle anticipazioni di un mese fa. Una revisione al ribasso che testimonia la grave eredità del periodo di chiusura, che rischia di condizionare a lungo il sistema economico.
Così l’Ufficio Economico Confesercenti sulla revisione delle stime Istat relative al Prodotto interno lordo nel secondo trimestre del 2020.
Nonostante varie indagini convergano nell’individuare un forte rimbalzo a partire dalla fine del lockdown (rimbalzo di cui, però, non c’è ancora esatta quantificazione), gli effetti dell’interruzione delle attività sono ancora molto forti. Si consideri, ad esempio, che la caduta dei consumi privati è del -11,3% rispetto al trimestre precedente e – 17,3% rispetto al 2019, e che alla riapertura dopo la pausa estiva la fiducia di famiglie e imprese perde, rispettivamente, quasi 18 punti e più di 8 punti rispetto al 2019. Particolarmente incerte sono poi le condizioni sul mercato del lavoro.
L’eredità più pesante della recessione pandemica, però, è costituita dalle ampie distruzioni settoriali: in primo luogo come quella legata al turismo internazionale, che potrebbe arrivare a subire una perdita permanente, ossia non recuperabile con la ripresa del Pil, nell’ordine dei 20 miliardi di euro. Pesanti anche le ripercussioni subite dal commercio a causa delle nuove modalità di lavoro, che hanno di fatto desertificato aree metropolitane tradizionalmente caratterizzate da forti flussi giornalieri di lavoratori.
Le ferite lasciate dal lockdown sono dunque più profonde del previsto, e potrebbero condizionare a lungo il tessuto imprenditoriale, causando lacerazioni permanenti. Serve uno scatto in avanti, puntando con decisione ad accelerare il percorso di ripresa della nostra economia. Il Dl Agosto, da questo punto di vista, contiene interventi importanti, ma le maglie dei provvedimenti sono troppo strette, e rischiano di escludere molte PMI dai sostegni. Per commercio, pubblici esercizi e turismo, poi, bisogna fare di più. È necessario ampliare i sostegni alle imprese e riformare fisco e lavoro in direzione di una maggiore flessibilità. Dando, allo stesso tempo, un nuovo slancio all’innovazione, utilizzando le risorse europee per investire in infrastrutture materiali ed immateriali e finanziare la formazione diffusa per le micro e piccole imprese.
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