L’Istat ha rivisto al ribasso le stime sul Pil nel secondo trimestre: il calo è stato pari al 12,8% rispetto al trimestre precedente e al 17,7% rispetto all’anno precedente. La stima preliminare che era stata diffusa il 31 luglio scorso evidenziava una contrazione del 12,4% su base congiunturale e del 17,3% su base tendenziale. Il peggioramento risulta quindi dello 0,4% sia su base tendenziale sia su base congiunturale. Il secondo trimestre del 2020, specifica l’Istituto di statistica, ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019.
Secondo l’Istat a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato, conclude Istat.
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