Più di un terzo degli individui dichiara di non avere risorse liquide sufficienti a far fronte alle spese per consumi essenziali della famiglia per un periodo di 3 mesi
Tra fine aprile e inizio maggio 2020 la Banca d’Italia ha condotto un’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane (ISF) su un campione di 3.079 individui per raccogliere informazioni qualitative sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie durante la crisi legata alla pandemia di Covid-19.
Queste le principali evidenze emerse da una prima analisi descrittiva e sottolineate da Bankitalia.
– Poco meno della metà degli individui dichiara che prima dell’emergenza sanitaria arrivava alla fine del mese con difficoltà, con quote più elevate per i lavoratori dipendenti a termine e per i disoccupati (rispettivamente pari al 55 e al 64%)
– Negli ultimi due mesi, corrispondenti alla fase più rigida delle misure di contenimento dell’epidemia, oltre la metà degli individui dichiara di aver subito una riduzione nel reddito familiare, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; per il 15% il calo è di oltre la metà del reddito complessivo. L’impatto è più negativo tra i lavoratori indipendenti: quasi l’80 per cento ha subito un calo nel reddito e per il 36% la caduta è di oltre la metà del reddito familiare
– Circa la metà della popolazione si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi, anche se di intensità inferiore a quella degli ultimi due mesi: solo il 7% ritiene che tra un anno il reddito della sua famiglia avrà subito un calo di oltre il 50% rispetto a quello precedente l’emergenza sanitaria. Anche tra coloro che riportano una caduta di oltre il 50 per cento del reddito negli ultimi 2 mesi, più della metà si aspetta che tra un anno il calo sarà ridimensionato e il 15 per cento ritiene che il reddito tornerà ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria
– Oltre a un diffuso calo nei redditi, più di un terzo degli individui dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, un periodo compatibile con la durata del lockdown legato all’emergenza Covid-19. Questa quota supera il 50 per cento per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine. Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 per cento del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria
– Utilizzando come riferimento omogeneo una soglia di povertà relativa stimata sulla base dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie italiane (IBF) del 2016, la quota di popolazione che non ha sufficienti risorse finanziarie liquide per poter restare alla soglia di povertà per 3 mesi in assenza di altre entrate raggiunge il 55 per cento
– Quasi il 40% degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno. Solo un terzo di chi è in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o intende far ricorso alla moratoria mutui. Fra coloro che hanno un finanziamento per credito al consumo la percentuale di individui in difficoltà con il pagamento della rata è del 34%
– L’emergenza sanitaria incide negativamente anche sulle aspettative di spesa: circa il 30% della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60 per cento ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi
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