Contributi a fondo perduto a 2,6 milioni di imprese, importo medio sarà di appena 2.400 euro. Manca un piano per il turismo, dimenticati gli ambulanti
Con i DL CuraItalia a Rilancio andiamo verso l’espansione di bilancio più ampia mai operata dal nostro Paese dall’avvio del percorso di convergenza ai parametri di Maastricht. L’intervento però potrebbe essere insufficiente se non verranno semplificate e snellite le procedure attuative. Così Confesercenti, in occasione dell’audizione sul DL Rilancio presso la Commissione Bilancio della Camera dei deputati.
Nella direzione di un’espansione del bilancio pubblico si stanno muovendo tutti i paesi europei. Se la direzione di marcia è la stessa, però diversa può rivelarsi l’efficacia dei provvedimenti. Fondamentale è valutare la manovra nel dettaglio delle misure che la compongono, andando oltre le considerazioni dimensionali. Emerge un’enorme gamma di interventi, tanto da toccare tutti i possibili settori: da ciò il rischio di misure a pioggia troppo frammentati. Il contributo a fondo perduto andrà a 2,6 milioni di soggetti, con un importo medio di appena 2.400 euro. Il credito di imposta per locazioni a 750mila soggetti, con un beneficio medio di 1.600 euro.
Positiva è l’abolizione completa delle “clausole di salvaguardia”; bene le discipline relative ai crediti d’imposta e la possibilità di cessione dei crediti spettanti, come pure il ristoro a fondo perduto, il contributo per le locazioni, il rinnovo degli indennizzi e il credito d’imposta per la messa in sicurezza. Bene anche la possibilità di esonero del pagamento Tosap per i pubblici esercizi, ma è stato dimenticato il commercio su aree pubbliche.
È prioritaria però la semplificazione tutte le procedure attuative, pena l’impossibilità ad utilizzare gli strumenti introdotti. Si registra infatti una forte crescita della complessità burocratica, in particolare sul lavoro. Sulla Fis, ad esempio, si reintroduce la procedura di consultazione sindacale, che genererà ritardi e conflittualità. La deroga alle causali è apprezzabile, ma non dovrebbe essere limitata al solo periodo emergenziale: la ripresa sarà graduale, alle imprese occorrono strumenti flessibili. Vanno eliminati anche i costi dei contratti a termine e reintrodotti i voucher, almeno per i settori maggiormente colpiti. In generale, occorre prevedere sgravi contributivi per tutte le imprese che riorganizzano il lavoro aziendale attraverso nuove modalità, non solo in lavoro agile.
Per il turismo, invece, serve un Piano straordinario, di ampio respiro e con un forte impegno di investimenti pubblici; il tax credit vacanze è ancora inadeguato alla necessità: le soglie previste sono troppo basse e poco incentivanti per il settore. Da estendere a tutto il comparto, poi, l’esenzione IMU e il credito di imposta per le locazioni, prevedendo al contempo la disapplicazione del tetto massimo di cinque milioni di euro per l’ottenimento del contributo a fondo perduto per Hotel, Strutture ricettive e Agenzie di viaggio.
Infine, rimane da correggere l’asimmetria tra piccole e grandi imprese. Le risorse a favore delle imprese minori sono circa 12 miliardi di euro, meno di un quarto del totale. E l’85% del credito agevolato è andato alle imprese di maggiori dimensioni. C’è il forte rischio che le piccole imprese siano da un lato costrette a farsi carico del massimo costo del Coronavirus e allo stesso tempo di ricevere un sostegno finanziario inferiore a quanto necessario: una combinazione che potrebbe portare alla chiusura di migliaia di imprese.
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