Le parole di Nunzio Reina in un’intervista a Il Giornale
Nunzio Reina, responsabile di Confesercenti Immagine e Benessere Sicilia, ha risposto alle domande de Il Giornale sull’attuale crisi del settore e sul sostegno necessario alle imprese.
Di seguito l’intervista.
Il suo settore, di fatto, è tra i più colpiti dalle restrizioni dovute al decreto per l’emergenza Coronavirus. Infatti parrucchieri e barbieri potranno riaprire solo dopo l’1 giugno. Un’eternità. E così Reina, titolare di un’attività in XX Settembre, nel cuore di Palermo, ci racconta che cosa significa affrontare queste difficoltà.
In questo periodo così difficile per gli esercenti, è riuscito ad ottenere bonus o aiuti previsti dal governo?
“Noi non abbiamo ancora avuto la cassa integrazione in deroga e quindi siamo stati obbligati a dare un contributo a questi ragazzi in attesa dei fondi che non arrivano”.
Insomma ha messo mano al portafoglio
“Ho dovuto contribuire da buon padre di famiglia a sostenere le spese dei miei dipendenti. Questo blocco è arrivato tra Pasqua, 25 aprile e 1 maggio. Non me la sono sentita di lasciare soli i miei ragazzi. Così sono intervenuto in prima persona”.
Ma di certo queste non sono le uniche spese che ha dovuto sostenere
“Abbiamo dovuto pagare le utenze per il locale, ovvero bollette. Poi anche l’affitto, abbiamo dovuto pagare le tasse con gli assegni che avevamo fatto per le forniture all’interno delle nostre aziende. Parliamo di un disastro”.
E i 25mila euro promessi dal governo?
Per ottenerli bisogna avere almeno un volume di affari di 100mila euro. Un volume di affari che di fatto è difficile da raggiungere. Soprattutto per tutti gli esercenti che hanno un locale piccolo con spazi limitati e che di certo non possono far fronte ad una grande platea di pubblico”.
Cosa servirebbe subito?
“Annullare tutte le tasse per il 2020. Le tasse vanno cancellate. Noi non vogliamo aiuti dal governo. Vogliamo solo la cancellazione delle imposte. Con questa mossa avremmo risolto già diversi problemi di cassa. I soldi che dovrei ricevere li userei per pagare le tasse. Se invece vengono cancellate allora posso avere respiro”.
Ma sul fronte della riapertura quali sono le disposizioni che state adottando per lavorare in sicurezza?
“Abbiamo stilato un protocollo che abbiamo presentato alla Regione con alcune regole. Per me la salute viene al primo posto insieme alla sicurezza per i dipendenti e per il cliente. Nel protocollo è prevista ad esempio l’igienizzazione alla fine di ogni trattamento delle postazioni di lavoro e la disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo. Inoltre all’interno del locale sarà concesso l’ingresso ad un cliente per volta con mascherina. Sarà anche assicurato il distanziamento e inoltre, nel caso in cui il cliente dovesse togliersi la mascherina, potremmo usare le protezioni che vengono usate nel settore medico”.
Riceverete per appuntamento?
“Sì, solo su appuntamento. In questo modo un cliente esce e un cliente entra. Inoltre nei locali sarà presente anche una soluzione disinfettante sia per il cliente che per lo stesso operatore. Alla cassa poi sono previste delle ‘barriere’ che così evitano il contatto fisico tra lo stesso operatore e il cliente”.
Ma dunque in questo periodo tutti gli operatori del settore sono fermi?
“Non proprio tutti. Infatti alcuni ad esempio ricevono per appuntamento violando il decreto. Alcuni aprono la bottega e poi chiudono la porta per fare il trattamento. Il tutto in nero. E questa è un’ulteriore beffa per noi che rispettiamo le regole. Non solo siamo schiacciati da tutto ciò che dobbiamo pagare, in più abbiamo anche il problema di chi agisce in questo modo mettendo a rischio anche la salute e la sicurezza dei clienti”.
Proverete ad aprire prima?
“È un sogno per me. Due settimane di anticipo farebbero la differenza. Noi chiediamo solo una cosa: tornare a lavorare. Fateci tornare a lavorare, solo in questo modo potremo metterci alle spalle questo incubo che ormai dura da troppo tempo”.
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