Così scomparirà un banco su tre. Settore allo stremo, con il lockdown in fumo 1,5 miliardi di vendite. Servono sostegni, non nuove spese. Fermare subito TOSAP, COSAP e tributi locali
Recinzioni modello ‘lager’, CoViDManagers, distanziamenti che rischiano di svuotare i mercati. Tra 10 giorni gli ambulanti potrebbero ripartire, ma per il commercio su aree pubbliche la Fase Due è una strada in salita. Centinaia di ordinanze e addirittura leggi regionali stanno imponendo obblighi difficilmente implementabili e decisamente onerosi, che costerebbero oltre 5mila euro ad attività.
A lanciare l’allarme è la giunta nazionale di Anva, l’associazione nazionale del commercio su aree pubbliche Confesercenti.
L’aggravio sarebbe un duro colpo per gli operatori di un comparto che, purtroppo, era economicamente debole anche prima dell’emergenza sanitaria. E che è stato messo ancor di più alla prova dal lungo lockdown: secondo le stime di Anva Confesercenti, la chiusura forzata ha portato ad una perdita di circa 1,5 miliardi di euro di ricavi, con un’incidenza sul fatturato annuo del 16% circa.
Il combinato disposto di fatturato perso, regole stringenti e spese per la sicurezza mette a rischio la sopravvivenza di più del 30% delle imprese al momento attive. Si tratta di circa 55mila attività che potrebbero sparire, con una perdita di oltre 62mila occupati.
Mercati e città costituiscono un binomio che vive da secoli, che valorizza la nostra storia e la nostra cultura. Un patrimonio che l’emergenza rischia di portarsi via”, commenta il Presidente nazionale di Anva Confesercenti Maurizio Innocenti. “Gli operatori hanno voglia di ripartire, ma stiamo assistendo ad una corsa tra i Comuni a chi si inventa le regole più assurde sulla riapertura. Eppure, i mercati hanno le caratteristiche ideali per il contenimento della diffusione del virus, sono attività outdoor e di prossimità, che limitano quindi la mobilità verso l’esterno ed evitano assembramenti in luoghi chiusi”.
“Il momento difficile – conclude Innocenti – imporrebbe un aiuto economico e non un aggravio di costi per una categoria che non lavora da mesi. Il governo ci dia un sostegno concreto: serve un credito di imposta per coprire le spese di sicurezza e l’esonero completo da TOSAP, COSAP e tributi locali. Se i mercati scompariranno non ci rimetteranno solo le imprese, ma anche la vivibilità delle nostre città ed i cittadini, che si vedranno privati di un servizio fondamentale”.
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