Il rispetto della distanza di sicurezza sta alla responsabilità personale
L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio bar e ristoranti. L’escalation dell’allarme – afferma Fiepet in una nota – e le conseguenti disposizioni restrittive, infatti, stanno cancellando rapidamente i fatturati delle attività: secondo le nostre stime, se continua così i pubblici esercizi perderanno 1,3 miliardi di consumi entro giugno.
Per la ristorazione, la previsione dello stop alle 18:00 nelle quattordici provincie toglie alle attività la più importante fonte di reddito: la cena. Inoltre, la sospensione delle attività “pub” tout court su tutto il territorio nazionale mette al collasso un comparto che – seppur di nicchia – svolge un ruolo importante nella ristorazione nazionale.
Alla crisi delle vendite si aggiungono poi le difficoltà legate all’applicazione delle disposizioni volte a contenere il contagio. In particolare, alla distanza di sicurezza di almeno un metro tra gli avventori. Una disposizione che, pure con la buona volontà degli esercenti, è difficile da imporre ai clienti, in particolare quando l’esercizio è gestito direttamente dal titolare senza personale aggiuntivo.
I pubblici esercizi si avviano ad essere una nuova zona rossa dell’economia. Contenere i contagi è prioritario e gli imprenditori sono in prima fila per dare il proprio contributo, consapevoli della situazione straordinaria. Ma i gestori di pubblici esercizi non possono trasformarsi in agenti di pubblica sicurezza.
Si riconosca che il rispetto delle distanze è responsabilità personale, e invece di sanzionare gli imprenditori per un comportamento che non possono impedire si pensi a sostenere le imprese. Il punto deve essere garantire la continuità delle attività economiche al di là dell’emergenza, a partire dallo stop al fisco per le imprese colpite.
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