Nell’ultimo anno sono spariti 41mila lavoratori autonomi, ma per loro nessun taglio, solo più adempimenti, sanzioni e pressione fiscale in aumento
“Il cosiddetto taglio del cuneo fiscale è positivo, un passo avanti verso la necessaria riduzione della pressione fiscale complessiva. Purtroppo, però, si rivolge solo ai dipendenti ed esclude completamente il mondo del lavoro indipendente. Un mondo importante ma in sofferenza: solo negli ultimi 12 mesi hanno chiuso i battenti circa 41mila autonomi. Un quadro che rende evidente il bisogno di una riforma Irpef per tutti”.
Così Patrizia De Luise, Presidente nazionale di Confesercenti e da gennaio Presidente di turno di Rete Imprese Italia, commenta il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti annunciato dal Governo.
“Le imprese non soffrono solo l’effetto della competizione di multinazionali e giganti del web, ma anche l’eccesso di fisco e di burocrazia. Nonostante questo, non possiamo non notare che, a fronte di un ‘mini-sconto’ per i dipendenti, professionisti, lavoratori autonomi e PMI si trovano invece a fronteggiare una pressione fiscale in aumento, localtax e canone unico e stretta della flattax. Ma anche di un diluvio di adempimenti e sanzioni, rappresentazione plastica del pregiudizio per cui le imprese sono potenziali evasori da punire. Un pregiudizio messo nero su bianco sulla relazione illustrativa del decreto fiscale, che va superato”.
“Anche i dipendenti rischiano di ottenere meno di quanto promesso, soprattutto se in futuro si dovesse proporre l’idea di barattare il mini-taglio del cuneo con un aumento multimiliardario dell’IVA, un’imposta sui consumi e quindi su tutte le famiglie. Il taglio del cuneo, inoltre, non ferma la corsa del fisco locale: in venti anni il gettito delle addizionali regionali e comunali è passato da 3,1 a 17 miliardi di euro”.
“Tagliare le tasse sui redditi più bassi è giusto, ma il taglio deve essere allargato a tutti. Serve una riforma IRPEF complessiva e coraggiosa, che si rivolga a tutti e che allarghi a tutte le parti sociali – non solo ai sindacati dei lavoratori dipendenti – la partecipazione al tavolo. Un tavolo che, per non traballare, deve avere quattro gambe uguali: riduzione del debito, stop agli aumenti di spesa pubblica, lotta all’evasione e coinvolgimento di tutti gli attori dell’economia italiana. E le PMI sono ancora l’attore principale”.
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