Gli effetti dell’attuale fase di credit crunch, attuato dalle banche nei confronti del complesso delle imprese e viene monitorato dall’Ufficio Crediti della Confesercenti rielaborando dati forniti nelle statistiche creditizie ufficiali della Banca d’Italia riferite al mese di SETTEMBRE 2016.
Risultati
I prestiti totali erogati alle imprese della provincia di Nuoro al 30 settembre 2016 ammontavano a 1.058 milioni con un decremento rispetto allo stesso mese del 2015 di 23 milioni (-2,1%) (-1,7% su scala regionale).
Le imprese sino a 5 addetti confermano sostanzialmente lo stock relativo allo stesso periodo del 2015 (-0,1%); quelle con 20 e oltre addetti perdono 9 milioni (-1,3%), mentre la maggiore contrazione in termini percentuali la si registra per le aziende con 6-19 addetti che perdono il 9,2% (-14 milioni).
Lo stock delle sofferenze bancarie nei 12 mesi aumenta complessivamente dell’1,1% (+ 4 milioni) facendo registrare comunque sostanziali differenze per le diverse classi dimensionali.
Se infatti le imprese da 0 a 5 addetti e da 6 a 19 addetti fanno registrare su base annua rispettivamente un -5,9% (-4 milioni) e -9,4% (-6 milioni), per le imprese con 20 e oltre addetti, invece, si registra un aumento del 6,3% (+13 milioni).
conclusioni
Le dinamiche creditizie dei prestiti bancari alle imprese della provincia di Nuoro evidenziano un ulteriore saldo negativo facendo registrare a settembre 2016 un -2,1% su base annua.
Questo vuol dire che in 12 mesi le imprese del territorio hanno perso ben 23 milioni di finanziamenti.
Ancora una volta i dati documentano in modo inequivocabile la diversità di trattamento tra piccole e grandi imprese che prescinde dalla effettiva rischiosità delle due diverse categorie.
Non vi è, quindi, correlazione alcuna tra rischiosità e piccole dimensioni.
Conseguentemente la sensazione che si ha è che il sistema bancario non usi sempre la stessa misura e scarichi sulle piccole imprese i rischi che esso assume, o ha assunto in passato, nei confronti di quelle di maggiori dimensioni”.
Eclatante è il caso delle imprese della classe dimensionale 6-19 addetti che pur riducendo lo stock delle sofferenze del 9,4% subiscono una riduzione dei finanziamenti del 9,2%, mentre le imprese di più grandi dimensioni (20 e più addetti) pur incrementando le loro sofferenze del 6,3% perdono solo l’1,3% dello stock di finanziamenti ottenuti.
Crediamo che pretendere dal mondo delle banche una politica del credito rapportata alle reali capacità delle imprese e non condizionata aprioristicamente dalla dimensione delle stesse, sia la condizione imprescindibile.
Se si vuole, infatti, sostenere la ripresa non si può che garantire il credito al diffuso e vitale tessuto economico che nella nostra provincia è fatto quasi esclusivamente da piccole imprese.
Le imprese, invece, percepiscono tutt’altro e giudicano quello del mancato accesso al credito come uno dei principali problemi della loro azienda che ormai a causa della prolungata fase recessiva, è sempre più dipendente dal sistema bancario.