Si è riunita in città l’associazione che raggruppa la categoria: «Sono in arrivo nuove tasse, rischiamo di chiudere»
di Francesco Pirisi (Fonte Nuova Sardegna)
NUORO
La gestione del gioco elettronico fa scoppiare la guerra di noleggiatori ed esercenti contro il governo Renzi. La causa è la tassa sino a 5 euro per ogni slot-machine, ossia per i marchingegni elettronici di bar e tabacchini che con le loro combinazioni talvolta danno vincite più o meno alte in denaro, o affogano illusioni e aspettative di un’improvvisa ricchezza, con perdite certe volte elevate. Il settore teme un contraccolpo economico e ha già avviato la protesta. Dieci noleggiatori in Sardegna hanno deciso di spegnere in segno di protesta le loro “slot” e iniziare a rallentare quel flusso di danaro che sovvenziona anche lo Stato, attraverso il Monopolio.
Nei giorni scorsi a Nuoro si sono riuniti un centinaio di pubblici esercenti, arrivati da tutta l’isola, che fanno capo all’Agge, l’Associazione di gestori di giochi elettronici. Con loro i rappresentanti territoriali di Confesercenti, Confcommercio e Confindustria. La parola d’ordine da far passare tra gli addetti ai lavori, e soprattutto nell’opinione pubblica, è quella di un’imposta che «rischia di far chiudere diversi esercizi pubblici per i quali le entrate del gioco elettronico sono essenziali, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale», ha affermato Sebastiano Rosu, presidente Fiepet di Confesercenti.
Il business. In Sardegna la distribuzione delle “slot machine” interessa il 95 per cento di bar e tabacchini, con una media di 5 postazioni di gioco per locale. Si affiancano alle sale specializzate, per lo più presenti a Cagliari e hinterland (10), a Sassari (5), per chiudere con Nuoro, che ne ha una nel centro commerciale di Pratosardo. Sono il terminale di una filiera del gioco che si apre con i grossi concessionari delle reti: 13 aziende multinazionali, capeggiate da una società americana e che in Europa annoverano le italiane Lottomatica e Sisal, per continuare con la spagnola Cirsal e la Snai, che ha sede in Lussemburgo. In mezzo i noleggiatori, i veri imprenditori del gioco, che acquistano le “slot” e le collocano tra bar e ristoranti: per ogni postazione 3500 euro d’investimento, oltre ai 500 per garantire la carica per il loro funzionamento. I gettoni dei giocatori alimentano ulteriormente la cassetta sino a raggiungere la cifra dopo la quale la “slot” scarica in tutto o in parte l’incasso al fortunato vincitore. Un giro di affari che in Italia è valutato in 80 miliardi di euro.
Alle vincite, dicono gli imprenditori, è garantito il 75 per cento. Il 15 per cento se lo dividono Stato (13,5 per cento) e concessionari di rete (1,5). Mentre a esercenti e noleggiatori va il restante 10 per cento, equamente ripartito. Tradotto in euro per ognuno dei due operatori finali un incasso di 250, 300 euro al mese per macchinetta. Questo sino al momento in cui non entrerà in vigore il nuovo regime, da specificare con i decreti attuativi della legge di stabilità. Noleggiatori ed esercenti dovranno cederne un’altra fetta al fisco.
Ma non basta. Francesco Pirrello, presidente dell’Agge, aggiunge anche un altro elemento di malcontento: «I soldi del cassetto della “slot” li dovremo dare al concessionario, che poi a suo piacimento ci farà avere la nostra parte». Un motivo ulteriore per contestare il governo, ma anche per attaccare le multinazionali, guardate da gestori ed esercenti come le sanguisughe della situazione.
Interessi in gioco. Attilio Arpi, vice-presidente di categoria di Confcommercio: «La tassa di per sé è stata messa alle reti di concessionari, ma alla fine colpisce i piccoli operatori, anche perché si tratta di grosse aziende che operano nei paradisi fiscali e non sostengono l’erario statale». Interessi in gioco forti, dunque. Anzi, vitali visti dalla parte di piccoli commercianti e noleggiatori, «allo stremo delle forze, tanto da essere arrivati in qualche caso al suicidio per non poter far fronte alle proprie esposizioni. Aspetto che rende il provvedimento vergognoso», è l’opinione di Sebastiano Rosu.
Una nuova droga. Pericolo finanziario che non fa passare in second’ordine la questione etica che investe il gioco delle macchinette, colpevole di creare una dipendenza patologica e avere favorito lo sconquasso di non poche famiglie. Ne sono una spia gli stessi cartelli affissi dalla Asl, che avvertono sui rischi del gioco.
Noleggiatori ed esercenti vogliono allontanare i sospetti: «Si tratta di un’attività legale, gestita da professionisti che non devono avere neppure una pendenza amministrativa con la giustizia», dichiara con forza il presidente Pirrello: «Se poi volessimo andare più in profondità alla questione, posso dire che noi avremmo preferito continuare con il gioco d’intrattenimento. A imporci il sistema basato sull’utilizzo di denaro e sulla vincita è lo Stato, il vero biscazziere».