l decreto Valore Turismo, molto atteso dal comparto dopo il forte segnale dato dal ministro Massimo Bray con il decreto ‘Valore Cultura’, non è in previsione, almeno a breve. La notizia arriva, fra le righe, nelle dichiarazioni del sottosegretario al Turismo Simonetta Giordani, che parla di un intasamento dei lavori alla Camera (dove sono in coda almeno altri 7 decreti da approvare) e di un’attesa non meglio definita di uno slot in cui inserirlo. Il decreto, quindi, è lettera morta.
Ma non tutto è perduto. Giordani, infatti, rilancia e nelle sue dichiarazioni si legge una modifica di termini che pare essere assai significativa. Il decreto, infatti, è diventato un ‘pacchetto’, in altra dizione un ‘set di misure’ urgenti.
Un passaggio importante: il pacchetto di misure, infatti, può essere inserito all’interno di altri provvedimenti, non necessita di una corsia sua propria e contribuisce ad accelerare i tempi per vedere qualcosa di concreto nelle mani del comparto.
Cosa c’è nel pacchetto è cosa ormai nota: il rafforzamento dell’Enit e l’affidamento della gestione del portale del turismo all’Agenzia per favorire la promozione digitale della destinazione Italia, sgravi fiscali e un sistema di ‘burocrazia zero’ per rilanciare le imprese ricettive, i buoni vacanza e l’investimento sulla formazione attraverso tirocini formativi.
Intanto, Giordani ha anche annunciato l’arrivo dei fondi per le reti di impresa: “Il Mibact ha trasmesso alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione il bando che metterà a disposizione 8 milioni di euro, stanziati nel 2013, per accrescere la capacità competitiva e innovativa dell’imprenditorialità turistica, in particolare sui mercati esteri, attraverso la creazione di reti d’impresa – dice -. Analogamente, sul versante della semplificazione, stiamo lavorando per ridurre tempi ed adempimenti a carico degli imprenditori. Questi interventi saranno accompagnati da misure per la digitalizzazione del comparto e il rilancio dell’Agenzia nazionale del turismo e costituiranno una prima risposta alle richieste degli operatori”.
Il tutto inserito in una prospettiva più ampia: se si riapre la discussione sul Titolo V della Costituizione, gli equilibri di governance rischiano di cambiare ancora una volta.